Il fermento attorno all’intelligenza artificiale generativa potrebbe essere al culmine, ma questa tecnologia racchiude un immenso potenziale per le organizzazioni di tutti i settori, in particolare per le organizzazioni non profit che si trovano ad affrontare una crescente pressione per fare di più con meno risorse. Sebbene le esitazioni iniziali sull’adozione dell’intelligenza artificiale fossero comuni nel mondo non profit, i dati recenti rivelano un crescente interesse e un cauto ottimismo mentre queste organizzazioni esplorano le possibilità dell’intelligenza artificiale.
AI: una nuova frontiera per le organizzazioni non profit alle prese con difficoltà finanziarie
Le istituzioni no-profit sono storicamente rimaste indietro rispetto ad altri settori nell’adottare l’intelligenza artificiale a causa di una combinazione di limiti di finanziamento, infrastrutture obsolete e scetticismo nei confronti delle implicazioni della tecnologia. Tuttavia, questa esitazione sta cambiando. Una confluenza di fattori sta spingendo le organizzazioni non profit verso l’integrazione dell’intelligenza artificiale.
Le fonti di finanziamento tradizionali sono in pericolo. Oltre alle persistenti sfide per garantire finanziamenti stabili, molte organizzazioni no-profit con sede negli Stati Uniti sono alle prese con nuove minacce alle sovvenzioni federali sotto l’attuale amministrazione. L’agenda “anti-woke”, che si estende ai progressi nell’intelligenza artificiale, ha portato a ordini esecutivi che mirano a rimodellare le politiche di concessione di sovvenzioni per le organizzazioni 501(c)(3), mettendo potenzialmente a repentaglio i flussi di finanziamento esistenti. Queste pressioni sottolineano l’urgenza per le organizzazioni non profit di esplorare soluzioni innovative come l’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza e massimizzare il proprio impatto.
Maggiore interesse ma risorse limitate
Nonostante questa crescente esigenza, esiste un divario significativo tra l’interesse per l’intelligenza artificiale e la sua applicazione pratica nel settore non profit. Sebbene il 65% delle organizzazioni non profit abbia espresso interesse per l’intelligenza artificiale secondo un rapporto del 2025 di Candid, una delle principali piattaforme di raccolta fondi, la maggior parte ha riconosciuto una limitata “familiarità per principianti” con la tecnologia. Ciò riflette una tendenza più ampia: sebbene numerosi sondaggi rivelino un alto livello di interesse tra le organizzazioni non profit più piccole (quelle con meno di 10 dipendenti), solo una minoranza ha implementato l’intelligenza artificiale nelle proprie operazioni in modo efficace.
Questa realtà presenta diverse sfide chiave:
- Formazione e supporto: la mancanza di budget dedicati alla formazione, di politiche interne o di linee guida complete sull’implementazione responsabile dell’IA ostacola un’adozione diffusa. La maggior parte delle organizzazioni non profit semplicemente non dispone delle risorse per affrontare questo terreno complesso.
- Preoccupazioni etiche: Le organizzazioni non profit sono profondamente consapevoli del potenziale dell’intelligenza artificiale di esacerbare le disuguaglianze esistenti, in particolare all’interno delle comunità emarginate. I pregiudizi negli algoritmi e le preoccupazioni sulla privacy relative all’utilizzo dei dati sono i principali ostacoli che richiedono un’attenta considerazione e strategie di mitigazione.
- Barriere relative ai costi: L’investimento finanziario richiesto per lo sviluppo e il mantenimento dei sistemi di intelligenza artificiale rappresenta un ostacolo significativo, soprattutto per le organizzazioni più piccole che già operano con budget limitati. Questo vincolo rafforza la necessità di soluzioni di IA accessibili e convenienti, adattate alle esigenze delle organizzazioni non profit.
La strada da percorrere: un approccio collaborativo
Nonostante queste sfide, è sempre più riconosciuto che l’intelligenza artificiale può essere un potente strumento per il bene sociale. Il 70% delle organizzazioni non profit che utilizzano l’intelligenza artificiale stanno incorporando attivamente il feedback della comunità nello sviluppo dell’intelligenza artificiale e nei quadri politici, dimostrando un impegno per un’implementazione etica e inclusiva. Come sottolineato da Scott Brighton, CEO di Bonterra, un fornitore di software per il bene sociale: “Il bene sociale vuole utilizzare l’intelligenza artificiale in modo etico, e ciò significa fornire indicazioni su come affrontare la raccolta dei dati, garantire il controllo umano su tutte le decisioni e proteggere le informazioni private”.
Affrontare queste preoccupazioni richiede un’azione collaborativa da parte di più parti interessate. Le organizzazioni non profit hanno bisogno di risorse di formazione accessibili, di quadri etici su misura per le loro missioni e di finanziamenti dedicati all’integrazione responsabile dell’IA. I finanziatori e gli sviluppatori tecnologici devono dare priorità alle esigenze specifiche delle organizzazioni non profit creando soluzioni economicamente vantaggiose che affrontino la privacy dei dati e la mitigazione dei pregiudizi. Ancora più importante, il dialogo costante tra organizzazioni no-profit, tecnologi, politici e le comunità che servono è fondamentale per garantire che l’intelligenza artificiale dia potere anziché ostacolare il progresso sociale.
Le organizzazioni non profit si trovano infatti a un bivio: costrette a innovare a fronte della riduzione delle risorse e delle crescenti aspettative. Anche se affrontare le complessità dell’intelligenza artificiale presenta ostacoli significativi, abbracciarne il potenziale in modo responsabile può sbloccare nuove possibilità di impatto e consentire a queste organizzazioni di continuare a svolgere le loro missioni critiche in modo efficace.
